Liesel è una vivace e coraggiosa ragazzina affidata dalla madre, incapace di mantenerla, ad Hans Hubermann ed alla sua irritabile moglie Rosa. Scossa dalla tragica morte del fratellino, avvenuta solo pochi giorni prima, e intimidita dai “genitori” appena conosciuti, Liesel fatica ad adattarsi sia a casa che a scuola, dove viene derisa dai compagni di classe perché non sa leggere. Con grande determinazione, è tuttavia decisa a cambiare la situazione e trova un valido alleato nel suo papà adottivo che, nel corso di lunghe notti insonni, le insegna a leggere il suo primo libro. L’amore di Liesel per la lettura e il crescente attaccamento verso la sua nuova famiglia si rafforzano grazie all’amicizia con un ebreo di nome Max che i suoi genitori nascondono nello scantinato e che condivide con lei la passione per i libri.
Tratto dal ben più articolato romanzo per ragazzi di Markus Zusak, Storia di una ladra di libri paga lo scotto di una eccessiva semplificazione da una parte e del tentativo di far comparire quanto più possibile del romanzo sullo schermo dall’ altra. Il risultato è sì quello di avere una favola adatta a quasi tutte le età ma il cui andamento generale è spesso sbilanciato dalla tentazione di fare del film un “qualcosa di più” di una semplice fiaba. Ed è su questa tentazione che la pellicola sbanda più volte, a partire dalla trovata – presente comunque nel romanzo – di fare della Morte la voce narrante ed il trait d’ union che unisce i punti chiave della trama. Se sulla carta l’idea potrebbe essere intrigante, sullo schermo però la cosa si riduce a poche rare battute spesso talmente mal piazzate da risultare non solo fuori luogo ma anche fastidiose. Il tono della voce narrante infatti, sospeso fra il declamatorio e il canzonatorio - complice forse anche il doppiaggio italiano - induce spesso a pensare che il tutto possa virare in commedia quando, in realtà, quanto mostrato necessiterebbe di un approccio nettamente differente.
Seppur sia lodevole l' intento educativo, troppi temi – e spesso troppo già visti - vengono buttati nel calderone in modo approssimativo e frammentario (lo sguardo dei bambini sulle barbarie del nazismo, la corruzione dell' innocenza, l’ importanza della memoria, salvare la bellezza = salvare l' umanità) con il risultato però paradossale di aver solo gettato un’ occhiata superficiale al tutto, anche a dispetto della lunga durata del film. In una ricostruzione patinata ed in fin dei conti innocua (a parte qualche sequenza, i nazisti finiscono per essere quasi più parenti alla lontana delle sturmtruppen che non quella vera, criminale, minaccia che furono nella realtà) anche due grandi attori come Emily Watson e Jeffrey Rush finiscono per dar vita a personaggi (teneramente, va ammesso) stereotipati al limite del macchiettismo. Favola per favola, tralasciando capolavori del genere (su tutti Il Labirinto Del Fauno di Guillermo Del Toro, splendido esempio – al netto delle notevoli parti fantastiche – di gestione dello sguardo dei bambini sulla barbarie nazi-fascista) meglio allora la linearità semplice, altrettanto innocua ma perlomeno priva di intenti intellettualistici, di Belle Et Sebastien.
STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI
un film di
Brian Percival
con
Geoffrey Rush
Emily Watson
Sophie Nélisse
Ben Schnetzer
Nico Liersch
tratto dal bestseller La bambina che salvava i libri di
Markus Zusak
uscita
27 MARZO 2014
distribuzione
20th Century Fox